Come proteggere i nostri pelosetti dall'afa estiva?

I nostri amici a quattro zampe sono sfiniti dalle alte temperature, li vediamo spossati ed in cerca di un posticino fresco in casa o in giardino

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Andrea Pastore 17/12/2021 0

I nostri amici a quattro zampe sono sfiniti dalle alte temperature, li vediamo spossati ed in cerca di un posticino fresco in casa o in giardino.
Bastano poche semplici accortezze:
-Attenzione alle fasce orarie per le passeggiate, evitare le ore più calde anche per giochi;Non deve mai mancare acqua, portare con se delle ciotoline (ottime quelle piegevoli), da poter riporre nel congelatore di notte e portale fresche per la passeggiata;
-Prestare attenzione ai primi segnali di surriscaldamento: affanno; nei casi più gravi febbre alta, accelerazione del battito cardiaco e vomito. Recarsi subito dal veterinario e nel percorso cercare di "raffreddarlo" con un panno umido. Molto più delicati sono le razze con musetto corto;
-Il colore del pelo determina la sensibilità ai raggi solari, quello scuro certamente è più predisposti ad assorbire i raggi solari e quindi a surriscaldarsi più velocemente. Quelli invece dal mantello più chiaro richiedono una protezione solare maggiore poiché più soggetti a scottature e tumori della pelle, in particolare nella zona del muso e sulle orecchie. Nel caso in cui portiamo in spiaggia il nostro amico, di un pelo chiaro,è possibile dotarsi di una crema solare appositamente formulata per i nostri amici a quattro zampe, magari contenente biossido di titanio. Una lieve applicazione sulla punta del naso, delle orecchie e sulle altre zone maggiormente esposte -
-Prestate anche molta attenzione ai viaggi in auto, soprattutto se sono di medio e lungo corso. Attenzione inoltre a lasciare Fido in auto: lasciare i finestrini ben aperti e di parcheggiare la vettura in una zona ben ombreggiata. Ma meglio se lo portate con voi, è un'ottima compagnia :-)

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Camillo Nicchia 10/02/2023

Come Insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa?

Come Insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa?

Per insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa occorre molta pazienza, infatti non si può pretendere immediatamente che un cucciolo impari da un momento all’altro dove deve fare i suoi bisogni fisiologici, a tale questione se ne aggiunge una seconda estremamente importante anch’essa.

Il cucciolo ha una autonomia di tenuta dell’urina e delle feci decisamente più bassa di quella di un cane adulto, come vale per i neonati umani, anche i cagnolini hanno la medesima condizione per cui incolparli è inopportuno e anche violento visto che non si tiene conto di quello che sono.

Un cane adulto riesce a trattenere l’urina e le feci per un tempo di 12 ore ma sarebbe opportuno (se si vive in città e il cane non ha un luogo all’aria aperta e un giardino dove stare) portare l’animale a spasso più spesso, ma per il cucciolo non si può pretendere che regga i suoi bisogni per questo tempo.

Osservare il comportamento del cucciolo

Una buona pratica, essenziale fase iniziale per poter insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa, è quella di osservare quando il tuo cucciolo tende a defecare ed a fare le urine, generalmente noterai col tempo, ci sono momenti precisi della giornata in cui ciò avviene, ad esempio:

  • quando si alza
  • dopo i pasti o dopo aver bevuto
  • quando inizia ad annusare a terra in maniera persistente
  • Nel momento in cui inizia a guaire senza motivo comprensibile
  • quando inizia a girare su sé stesso facendo dei cerchi

Tutte queste abitudini elencate rappresentano dei chiari segnali che il cucciolo fornisce per farsi capire anche, nella sostanza con i suoi comportamenti vi dice che deve fare la pipì, imparare a cogliere e comprendere questi comportamenti associandoli ai suoi bisogni primari sta a te!

Prima che il cucciolo dia sfogo ai suoi bisogni se noti i comportamenti sopra esposti o altri tipici del “pre bisogno” prendilo e accompagnalo sul posto che hai scelto per fargli fare i bisogni, che sia una traversina igienica o un angolo adattato a questa sua esigenza che hai in casa, il cucciolo comprenderà che questo sarà il luogo deputato alle feci, lo capirà nel tempo, stesso discorso vale se lo metterai in giardino.

Si è detto che i cani adulti possono resistere 12 ore trattenendo la pipì, il cucciolo può resistere invece al massimo per 3 ore, e comunque è sconsigliabile fargliela trattenere tutto questo tempo, va inoltre detto che in natura gli animali non fanno i loro bisogni nei luoghi dove dormono, se avviene questo va compresa la ragione di tale comportamento anomalo messo in atto dal tuo cucciolo, sicuramente sta cercando di dirti qualcosa.

Come comportarsi con il cucciolo

Una buona pratica è quella di collocare il panno o la classica traversina dove il cucciolo farà i suoi bisogni, in un luogo della casa o del giardino, distante da dove generalmente il cagnolino si mette a dormire.

La traversina non deve collocarsi vicino alla zona dove dorme quindi, ma neanche vicino a dove mangia e nemmeno all’altro lato della casa, insomma occorre trovare un equilibrio tra le zone, il tuo cucciolo ti comprende spesso anche più di quanto non riesca a fare un umano, quindi noterà cosa farai per assicurargli delle zone suddivise per lui.

Consiglio pratico per insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa

Generalmente per l’apprendimento del cucciolo nella fase iniziale della sua vita si utilizzano le classiche traversine usa e getta. A differenza dei comuni panni o tappeti in stoffa, che implicano costanti lavaggi e problematiche di drenaggio, sono molto versatili, di grandi dimensioni super assorbenti ed economiche.

Inoltre alcune sono intrise di un “profumo” stimolante (non percettibile da noi umani) così da agevolare il cucciolo nella comprensione del posto adatto ai propri bisogni fisiologici. 


Va tenuto presente il fattore vaccinazioni

Ogni veterinario ha un suo protocollo rispetto a queste ed il cucciolo è protetto da alcune cose ma non da altre, sulla base del protocollo adottato, in sostanza portarlo fuori dove sono stati altri animali può rappresentare un problema, quindi cosa fare? Le soluzioni per farlo urinare e defecare sono molteplici comunque:

1. Adibire un angolo della casa e portarlo fuori per passeggiare

2. Portarlo fuori ma fargli fare i bisogni in aree dove non siano stati altri cani

3. Adibire un’area in giardino e portarlo fuori solo per passeggiare

4. Non portarlo sui marciapiedi ma scegliere parchi e aree verdi

ricorda sempre di raccogliere gli escrementi che il tuo cucciolo farà all’esterno, fuori da casa, è buona norma comportamentale oltre ad essere una legge.

Il cucciolo fa la pipì nel posto che hai scelto per lui

I cuccioli non sempre e non subito capiscono dove dover fare i loro bisogni, ci sono persone che impiegano anche molto tempo per far loro comprendere quale sia l’area opportunamente preparata in precedenza, dove devono fare la pipì.

Quindi se il tuo cucciolo farà la pipì nel punto giusto, che sia su un panno posizionato astutamente in un angolo della casa, o sul vialetto fuori casa, bisogna fargli capire che approvi il suo gesto. Dovrai far comprendere al cucciolo che sei felicissimo del suo gesto per cui in questo contesto, l’esagerazione va bene visto che parlando “due lingue diverse” dovrai far capire ciò che senti attraverso i gesti, il suono della voce e altri elementi che l’animale possa capire, per cui ottime sono le coccole, i sorrisi, i gesti di esaltazione e magari un premio in cibo.

Si tratta di un rafforzamento positivo che consente di unire te e il tuo cucciolo e che quest’ultimo recepisce come approvazione. E’ qualcosa di molto importante, quando il cucciolo compie un gesto che rientra nelle tue scelte non risparmiarti i complimenti, sono il tuo segnale che dimostra approvazione al tuo giovane amico a quattro zampe.

Passare da un luogo ad un altro

Ci sono situazioni nelle quali il cagnolino fa i suoi bisogni in un’area allestita a tale scopo, poi ad un certo punto hai necessità di spostare quest’area, quindi dovrai abituare il cucciolo a lasciare la vecchia zona per la nuova.

Come per tutti gli altri cambiamenti “armati di pazienza” e di comprensione per i tempi ed i modi del cucciolo. Se si era abituato ad una zona e lo hai elogiato per questo, cambiare sarà certo complesso.

Non devi spostare in un solo giorno il panno ma spostarlo invece progressivamente di giorno in giorno, così da non far percepire al cucciolo un passaggio netto di un luogo tanto importante per lui, e accompagnerai questo cambiamento con un premio (tante coccole e perché no, un appetitoso snak) quando il cagnolino farà i suoi bisogni nel nuovo posto.

Progressivamente in questo modo non creerai un trauma al cucciolo e andrai spostando il panno nel nuovo luogo abituando al contempo il cagnolino a seguirti, quando sarai giunto sul nuovo posto, per disabituare il cucciolo che ormai sarà cresciuto, dovrai andare a ridurre le dimensioni del panno fin quando lo eliminerai in modo progressivo per abituare il cane a questa nuova condizione.

Cosa evitare quando il cucciolo fa i bisogni nel luogo errato

Le cose da non fare quando il cucciolo fa i bisogni nel posto sbagliato sono molte, innanzitutto cerca di capire che parliamo di un cucciolo e pertanto è impensabile gestirlo senza la giusta dose di pazienza e comprensione.

Hai mai sentito la frase: “metti il muso del cucciolo nelle sue feci, così non la farà più nel luogo sbagliato?” è la maniera migliore per farlo continuare a farla nel posto sbagliato! Al cane le feci attirano, noi non ne sopportiamo l’odore loro invece non lo recepiscono come noi. Oltre ad essere un modo diseducativo è al contempo un gesto punitivo oltremodo coercitivo, da evitare. In conclusione un’altra cosa da evitare è quella di sgridarlo.

Mettiamo che ti trovi in questa situazione: Torni a casa e trovi la pipì e le cacche del cucciolo sparse qua e la, se lo sgriderai il cagnolino tenderà ad associare questo comportamento al fatto che sei rientrato e non all’aver fatto le feci in luoghi a te non graditi, per cui avrà e crescerà con la paura di quando rientri in casa.

In parole povere sarà mera violenza gratuita ed è terribile, quindi dovrai insegnare al cucciolo a non fare i bisogni in casa con l’astuzia, il dialogo e l’addestramento, non con la violenza.

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Camillo Nicchia 10/03/2023

La storia della pesca

La pesca è stata una delle attività umane più antiche, praticata sin dai tempi preistorici come fonte di cibo e di sostentamento. Nel corso dei millenni, l'uomo ha sviluppato una vasta gamma di tecniche e strumenti di pesca, in grado di soddisfare le diverse esigenze legate alle diverse specie di pesci e ai diversi ambienti acquatici.

Uno dei primi strumenti di pesca utilizzati dall'uomo primitivo era la rete, realizzata intrecciando fibre vegetali o animali. Con il tempo, la tecnica della pesca con la rete è stata perfezionata, e oggi esistono diverse tipologie di reti, adatte a differenti tipi di pesca.

Un altro strumento molto antico è l'amo, utilizzato fin dall'antichità per la pesca di pesci di piccole dimensioni come trota, anguilla o cavedano. Inizialmente, gli ami erano realizzati in osso o in legno, ma successivamente sono stati prodotti in metallo, raggiungendo una maggiore efficienza.

Un'altra tecnica di pesca molto antica è la pesca con la lenza, che consiste nell'utilizzo di una canna da pesca e di un filo munito di amo. Anche in questo caso, nel corso dei secoli, la tecnologia si è evoluta, con la produzione di canne da pesca sempre più sofisticate, dotate di mulinelli e altri accessori.

Negli ultimi decenni, inoltre, sono state introdotte nuove tecniche di pesca, come la pesca sportiva, la pesca commerciale e la pesca a mosca, che utilizza esche artificiali per attirare i pesci.

Inoltre, a seconda della tipologia di pesca, si utilizzano anche altri strumenti come le lenze trainanti, le nasse, le trappole e le barche da pesca.

In sintesi, la storia della pesca e dei suoi strumenti è lunga e affascinante, e ancora oggi la pesca è un'attività molto diffusa e amata in tutto il mondo, sia come passatempo che come fonte di sostentamento per molte comunità costiere.

Le origini della pesca

Non abbiamo prove concrete, costituite da reperti archeologici,  di attività di pesca protostoriche nella zona del Promontorio di Portofino, anche se, in realtà, è  molto probabile che la risorsa mare fosse ampiamente sfruttata dalle popolazioni costiere. Nella sezione approfondimento si osserva come i liguri fossero una popolazione in linea con le altre popolazioni italiche, come ad esempio gli etruschi. In generale si può dire che l'uso di strumenti di pesca sia molto antico e, soprattutto, non molto diverso da quello che ne viene fatto oggi. Esistono ad esempio testimonianze archeologiche di reti utilizzate nel Neolitico per pescare nei laghetti alpini.

Un graffito risalente al 9000 A.C. nella Grotta del Genovese a Levanzo, una delle Egadi, dove si vede rappresentato un tonno o un delfino

 

Gli egizi utilizzavano per la pesca corde in fibra di palma o lino, con cui fabbricavano reti e legavano arpioni, ami in bronzo e osso e scandagli di corda con una pietra all'estremità. Nell'immagine una pittura egizia nella quale si possono osservare diversi alimenti, tra cui alcuni pesci 

 

Già nel IV millennio a.C. si hanno testimonianze che in Egitto venissero utilizzate reti da molti pescatori. Questo sistema di cattura era certamente essenziale per soddisfare la domanda di pesce in una civiltà così importante.

Sono numerose le prove  giunte sino a noi. Sulla tomba della principessa Idut (VI dinastia), risalente al 2300 a.C. è raffigurata una lenza con quattro ami. Altri reperti egizi del 1500 a.C. testimoniano come già a quel tempo le civiltà più evolute conoscessero tecniche di pesca piuttosto  raffinate.

I primi ami furono probabilmente in osso, sostituiti in alcune zone da quelli in bronzo e in ferro, mentre il filo per le lenze poteva essere di lino ma anche di crine di cavallo o setole di cinghiale, e sufficientemente robusto da sopportare il peso e gli strattoni del pesce catturato. Tra i primi attrezzi da pesca con molta probabilità figuravano gli arpioni e le fiocine,  simili a lance usate per la caccia a terra. Ancora oggi alcune popolazioni africane e sudamericane utilizzano questo sistema di pesca in mare, ma anche nei fiumi e nei laghi. Tra le prede più vulnerabili e più facili da catturare vi erano certamente i polpi. 

In altro un mosaico raffigurante quattro sistemi di pesca già molto in uso nell'antichità (nasse, reti, canna con lenza, rezzaglio) (III secolo d.C. - Sousse Museo Archeologico). In basso un particolare del mosaico

 

Mosaico raffigurante un pescatore con lenza; un'immagine d'altri tempi ma in realtà più che mai attuale. (III secolo d. C. - Sousse Museo Archeologico)

 

Forse anche prima ma certamente ai tempi dei Romani esistevano le nasse, che erano fabbricate con bacchette di legno (giunco; vimini) e rete in maniera artigianale, tanto che, come riporta Ovidio (alieutica, 1-50) alcuni pesci particolarmente astuti come lo scaro (pesce pappagallo, non presente nelle acque Liguri) pare riuscissero con grandi colpi di coda e con l'ausilio del branco a liberarsi.  All'interno delle nasse venivano messe esche diverse:  polipetti e pesci arrostiti o anche esemplari femminili per attirare i maschi della stessa specie; come nel caso dello scaro, uno dei pesci più ricercati dai Romani. Già allora nella pesca venivano, come oggi, utilizzati falsi richiami, come le piume, o meccanismi che facevano apparire in movimento i piccoli pesci usati come esca.

Lo scaro oggi presente in Italia solo nelle acque di Sicilia e Puglia è un pesce pappagallo mediterraneo che sembra originario della Troade, antica regione turca. Furono i Romani che amavano le sue carni che  provarono  a disseminarne molti esemplari tra Ostia e la Campania affinché popolassero quel tratto di mare.

 

Il periodo romano coincide con una sorta di regolarizzazione della pesca. Il pescatore si trova così soggetto a diritti e doveri. Si hanno casi di rimborso di reti danneggiate  da navi che avevano accidentalmente  rotto gli ormeggi, o condanne per luci esposte sulle barche la notte che causavano problemi di orientamento ai naviganti. Comunque, mentre la pesca nei laghi  e nei fiumi era soggetta ad imposta, la  pesca nel mare era libera e i pesci diventavano di  proprietà di chi li catturava, in quanto come l'aria e l'acqua anche il mare era un bene comune. Come gli attrezzi anche le tecniche di pesca erano, ovviamente, molto simili alle attuali. Gli ami di bronzo sarebbero poi stati gradualmente sostituiti o affiancati da quelli in ferro che potevano essere utilizzati  poche volte, perché facilmente corrosi, ma che erano tuttavia più resistenti.

Mosaico rinvenuto in una tomba etrusca risalente al 520/510 a.C. Si noti l'uomo raffigurato a sinistra che sembra praticare un tipo di pesca simile a quella attuale definita a bolentino. (Tarquinia - Necropoli dei Monterozzi)

 

Le reti, in alcuni casi piuttosto grandi, venivano tirate con le imbarcazioni vicino a riva e spesso trainate oltre la superficie da buoi. Nel Medioevo la pesca fu certamente influenzata dalla cultura germanica cosicché il pesce d'acque dolci acquistò via via grande importanza nelle mense europee. In questo periodo di grande decadenza e di confusione il diritto romano libertario,  che rendeva la pesca un'attività aperta a tutti venne meno. I diritti dei diversi signori locali a cui il sovrano delegava il possesso di tratti di fiumi, laghi o  mare, consentivano agli stessi di sub-affittare le zone di pesca in cambio di adeguate contropartite (monetarie o naturali), si veda quanto detto nella seconda sezione per l'abbazia di S. Fruttuoso. Solo nei corsi d'acqua minori (torrenti, stagni) era consentito a tutti pescare.

 

Disegno raffigurante strumenti per la pesca di età romana, rinvenuti a Olbia ed esposti alla mostra: "In piscosissimo mari" (11 febbraio - 30 giugno 2006) a cura di Carla Del Vais. In alto sono raffigurati pesi da rete in pietra ed un amo in bronzo, mentre in basso un'ancoretta da pesca in bronzo e un peso da lenza

 

Disegno raffigurante strumenti per la pesca usati nei paesi nordici (VIII secolo d.C.), conservati ad Oslo dall'Istitut for Arkeologi. Riproduzione pittorica modificata da: "La pesca realtà e simbolo fra tardo antico e medioevo" Angela Donati-Paolo Pasini Edit. Leonardo ARTE

 

Il pesce assunse nel medioevo estrema importanza in quanto la chiesa imponeva alle popolazioni il rispetto dei giorni di magro, in cui vi era l'obbligo di astinenza dalla carne, intesa in senso stretto. Il pesce divenne così l'importante e essenziale  sostituto di questa, anche perché i giorni di magro variavano da 100 a 150 all'anno; mediamente due o tre giorni la settimana. Nel tardo medioevo vediamo completamente affermati i tipi di pesca odierni. Gli ami sono in bronzo o ferro, le reti diritte e anche a maglie strette, per catturare pesci di piccola taglia come le acciughe. Si usa anche la sciabica, vietata in alcune zone e in certi periodi, vedi anche sezione successiva, perché ritenuta causa principale del depauperamento delle risorse del mare. Si trattava di una pesca praticata da riva che, sino a qualche secolo fa, veniva effettuata quasi da ogni spiaggia.

I pescatori all'incirca sino al 1400 pescavano da riva o non molto distante dalla costa, tenendola a portata di vista, un po' per la paura di quanto poteva celare il mare aperto un po' per riuscire in tempo a sottrarsi agli attacchi dei pirati. Erano eccezioni le migrazioni dei pescatori che potevano trasferirsi in un'altra zona del Mediterraneo aggregandosi a convogli diretti, ad esempio nelle colonie liguri del levante. Più tardi, seguendo i banchi di pesce i pescatori effettueranno migrazioni stagionali, complice anche una nuova tecnica che consente di conservare per lungo tempo il pesce: la salagione. Gli strumenti utilizzati dai pescatori liguri dell'alto medioevo erano canne, scandagli, bilance, nasse, tramagli, palamiti o palangari, le sciabiche e le tonnare. Spesso si pescava anche  con veleni naturali, ricavati da piante della flora locale, che normalmente stordivano o uccidevano i pesci permettendone la cattura.

Foglie e fiori dei Cyclamen hederifolium, una specie autoctona di alcune coste del Mediterraneo. Già i Greci, per stordire i pesci, facevano uso di veleni ricavati dalle varie specie di ciclamino. Il sistema funzionava però soprattutto nelle acque interne.

 

In Liguria spesso i pescatori erano associati tra loro allo scopo di utilizzare attrezzi e imbarcazioni comuni e allo scopo di aiutarsi reciprocamente dividendo i guadagni. Situazioni di tal genere sono oggi ancora ampiamente diffuse e consentono la sopravvivenza delle imprese di pesca che possono ridurre le elevate spese derivanti dall'attività.

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Camillo Nicchia 15/05/2023

Cosa acquistare quando arriva un cucciolo di cane in casa

L’arrivo di un cucciolo di cane in casa è sempre una grande emozione per tutta la famiglia, ma è anche un momento delicato, in cui prestare attenzione a preparare per tempo tutto il necessario. Quindi, cosa acquistare quando arriva un cucciolo a casa?

Per questo, come detto prima, è importante preparare tutto l’occorrente per accoglierlo al meglio: ecco una semplice lista di prodotti indispensabili per l’arrivo del tuo cucciolo in casa:

  • una ciotola ;
  • una cuccia o cuscinone;
  • giochini per cani;
  • traversine assorbenti;
  • un collare o una pettorina;
  • un guinzaglio;
  • sacchetti per i bisognini;
  • cibo secco o umido specifico per cuccioli.

Cosa fare quando si accoglie un cucciolo

Cosa acquistare quando arriva un cucciolo in casa non è l’unico aspetto da considerare. Con questi consigli, sei quasi pronto per l’arrivo del tuo piccolo pet: per essere davvero preparato al suo arrivo, è importante capire cosa sia necessario fare quando il cucciolo entra per la prima volta a casa!

Come accogliere un cucciolo in casa: i 5 consigli da seguire

  1. Rendi la tua casa “a prova di cucciolo”: per il tuo piccolo pet, la tua casa sarà un ambiente del tutto nuovo e vorrà esplorarlo con la vivacità che lo contraddistingue! Assicurati che in casa non ci siano pericoli, come detersivi o medicinali facilmente raggiungibili, scale troppo alte, staccionate valicabili, terrazze e balconi non sicuri;
  2. Predisponi un posticino tutto suo: delineare un angolino della casa tutto dedicato al cucciolo può essere una soluzione molto efficace, dove fargli trovare la sua cuccia e i suoi primi giochini. L’importante è che non sia un luogo troppo isolato rispetto al resto della famiglia: ricorda, ai cuccioli piace stare in compagnia!
  3. Metti al sicuro gli oggetti preziosi: durante i primi giorni il tuo cucciolo ha molta voglia di esplorare e i suoi dentini affilati sono lo strumento ideale per conoscere il mondo che lo circonda. Per evitare spiacevoli inconvenienti, ti consigliamo di mettere in un luogo sicuro gli oggetti a cui sei più affezionato!
  4. Fai in modo che l’ambiente sia tranquillo: quando porti a casa il tuo piccolo pet per la prima volta, cerca di evitargli inutili stress e assicurati che in casa non ci siano rumori troppo forti o profumi d’ambiente.
  5. Supervisiona il cucciolo, ma senza esagerare: nei primi giorni a casa è bene che tu stia accanto al tuo cane per accertarti che non si faccia male, lasciandolo al contempo libero di esplorare la casa in sicurezza.

Dove far dormire la prima notte un cucciolo

Può capitare che alcuni cuccioli di cane si sentano disorientati le prime notti e facciano fatica a rilassarsi e ad addormentarsi. Ecco cosa puoi fare la prima notte con un cucciolo:

  • se si lamenta spesso durante la notte,  non ignorarlo: è normale che si senta solo e smarrito in un posto che non conosce. Stagli vicino, magari avvicinando la sua cuccia al tuo letto. È meglio non mettersi a giocare con lui: è importante che capisca la differenza tra il momento del sonno e quello del gioco.
  • Nel caso non volesse proprio dormire nella sua cuccia, puoi proporgli il trasportino: in questo modo, si sentirà più protetto e al sicuro e si rilasserà con più facilità.
  • Ti consigliamo, infine, di lasciare nella sua cuccia una copertina o indumento con il tuo odore, lo rassicurerà.

Ora sai tutto ciò che serve per accogliere il tuo cucciolo: in bocca al lupo per questa splendida avventura!

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